Ce ne hanno parlato Paul Scheding e Francesca Diosono della Ludwig-Maximilians-Universität München. Terracina, 10 Ottobre 2020 presso Museo Civico Pio Capponi, h 17.30
Dettagli
“Quale più prezioso o più bel dono degli dèi di un Imperatore virtuoso, inattaccabile e per tutto simile agli dèi?” Così Plinio il Giovane, nel 100 d.C., parlava di Traiano, l’optimus princeps. Numerose sono le tracce archeologiche lasciate dal suo principato: monumentali sono quelle nella nostra regione: il Lazio.
Max 50 posti.
Prenotazione consigliata allo 0773 707277.
Mascherina obbligatoria.
Per secoli, molte culture hanno incorporato l’uso di pietre forate in rituali e cerimonie credendole in possesso di poteri sacri. Quali sono queste credenze?
I massi forati sono ritenuti come dei portali tra questo mondo e altri mondi, o tra il Bene e il Male e spesso sono utilizzate come una specie di passaggio.
Nel corso della storia, in molte culture, si credeva che i sassi forati avessero proprietà magiche e curative.
Si credeva che contenessero la saggezza e si pensava che offrissero protezione.
Un altro potere attribuito alle pietre era quello della guarigione Pietre forate larghe, scolpite a mano, chiamate “men-an-tols”, erano impiegate nelle cerimonie antiche.
Rappresentanti del passaggio tra il mondo fisico e spirituale, venivano spesso disposte
all’ingresso delle tombe e dei tumuli.
In alcune culture, si riteneva che rappresentassero anche la rinascita e la transizione.
Nella foto l’immagine di una pietra forata notata su una collina di Terracina da un amica.
Sulla sinistra si notano tutta una serie di fori come a formare una freccia.
Sul lato destro ho notato come un graffito il quale, elaborato con l’ausilio di un software grafico di analisi forense, sembra rivelare un petroglifo con un paio di figure umane.
Quella a destra, più visibile, sembra piegata su un ginocchio nell’atto di usare un arco.
Un’altra figura con arco di cui sembrano ben visibili solo le gambe sembra girata sul lato opposto.
parte seconda qui:
a #Terracina il 6 Gennaio dalle ore 16.30 presso Il San Domenico in Via dei Domenicani.
Festeggeremo l’Epifania assieme con tantissimi laboratori Scientifici interattivi di Chimica, Fisica e Matematica per bambini, famiglie e adulti.
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Gli Scienziati dell’ Università di Roma Tor Vergata vi ASPETTANO!!
L’evento è organizzato grazie al Comune di Terracina e la Fondazione Città di Terracina.
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E’ TRASCORSO CIRCA UN ANNO E MEZZO DA QUANDO HO CREATO IL GRUPPO FACEBOOK: “TERRACINESI! LA NOSTRA STORIA” CHE HA PRATICAMENTE SOSTITUITO QUESTO BLOG PER QUANDO RIGUARDA LA DIFFUSIONE DI MATERIALE STORICO E FOTOGRAFICO (PIU’ O MENO INEDITO) RIGUARDANTE LA CITTÀ’ DI TERRACINA.
COMUNICO CHE PROPRIO OGGI ABBIAMO RAGGIUNTO L’INCREDIBILE CIFRA DI 5.000 ISCRITTI.
NEL RINGRAZIARE TUTTI AUGURO BUONE FESTE ED UN FELICE 2020
Terracina, una città cosmopolita.
Segue traduzione, a cura di Paolo Alberto Giannetti, di un articolo apparso qualche giorno fa sul sito internet della università Ludwig Maximilian di Monaco inerente ai recenti scavi nell’area del tempio c.d. di Giove Anxur.
In un nuovo progetto di scavo condotto da ricercatori tedeschi e italiani, gli archeologi della LMU (Università Ludwig Maximilian di Monaco) Paul Scheding e Francesca Diosono hanno scoperto prove che suggeriscono che Terracina fu il sito del primo tempio ellenistico nella regione.
In una altura, sopra l’antica città di Tarracina (ora Terracina) a sud di Roma, un tempo c’era un santuario a terrazze su larga scala che comprendeva un piccolo tempio. L’edificio offriva un’ampia prospettiva sul porto da un lato e sulla Via Appia, il collegamento più importante della città con Roma, dall’altro.
Nel corso di un progetto di scavo che dovrebbe durare tre anni, Paul Scheding e Francesca Diosono dell’Istituto di archeologia classica presso la LMU di Monaco concentreranno la loro attenzione principalmente sul piccolo tempio.
Attualmente sono stati in grado di ricostruirne l’esatta estensione, il che ha permesso loro di confermare che la struttura fu costruita nel II secolo a.C.
Ciò la rende la più antica struttura ellenistica di questo tipo nel Lazio e forse il primo tempio a terrazze della regione.
“Il tempio sottolinea l’importanza di Tarracina a quel tempo”, afferma Scheding.
La città era ovviamente in contatto con le più importanti città ellenistiche del Mediterraneo, anche prima della conquista Romana del Lazio.
Il tempio stesso e Monte Sant’Angelo, la collina su cui fu eretto, un tempo era riservato alle cerimonie religiose.
Gli scavi hanno anche confermato che la facciata del tempio era orientata, non verso il porto, ma verso la Via Appia e la città sottostante.
“In importanti festività, le processioni lasciavano la città e si arrampicavano sulla collina fino al tempio”, afferma Scheding, e anche mercanti e viaggiatori hanno visitato il tempio.
Gli archeologi non hanno ancora identificato il dio a cui era dedicato il tempio.
Il santuario è associato a un numero insolitamente elevato di cisterne, ma ciò per cui era necessaria l’acqua rimane poco chiaro.
traduzione dal link:
http://www.en.uni-muenchen.de/news/newsarchiv/2019/scheding_terracina.html?fbclid=IwAR1hV6RLvVhQZvq6oscBsNkmpITc8SzzWHVGbUbhezb_BqStSeqkqhIoHvM
Circa duemila anni fa Terracina, nota città balneare a sud di Roma, conosceva il periodo più fulgido della propria storia grazie ad uno sviluppo economico assicuratole da una delle opere ingegneristiche più notevoli della civiltà romana: il taglio del cosiddetto Pisco Montano, una propaggine montuosa aggettante sul mare. Ancora oggi, in questa località carica di storia, è possibile ammirare le tracce degli scalpelli sulla parete rocciosa e avere la testimonianza diretta della misura del piede romano attraverso le cifre rimaste incise nei cartigli.
È in questa cornice storica dell’apertura di una nuova strada, l’Appia Inferior, che si svolge la vicenda di due giovani, uno schiavo dacico ed una nobile del posto, che si ritrovano a vivere dentro le esaltazioni di un impero al culmine della sua potenza e ricchezza, ma anche immersi nelle contraddizioni di una società bacata e
povera dentro. Per loro (ma anche per gli altri protagonisti della vicenda), il taglio della montagna rappresenta una metafora, il paradigma di vita di esistenze, portate a ricercare una cesura al proprio vivere quotidiano, al pari della svolta che la città si attende dal compimento dell’opera pubblica.
Il lettore è accompagnato a immergersi in una realtà verosimile e, per ciò stesso, con le credenziali di una vicinanza alla realtà autentica. Aiuta in questo anche l’originale scelta di campo che l’autore fa riguardo al sistema narrativo. I personaggi tutti (altra particolarità: hanno vita anche gli essere inanimati come il Pisco Montano, ribattezzato dall’autore per l’occasione Rupe Traiana) si ritrovano ad aver voce a turno, in una specie di staffetta, che imprime alla narrazione una coralità da teatro greco-romano ed un ritmo quanto mai calamitante.
Ercole Bersani Appia Inferior 1960 – 1990
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Ercole Bersani è nato a Sonnino (Latina) nel 1946. Ha diviso la sua vita lavorativa tra l’insegnamento e la collaborazione a diversi quotidiani. Lasciati i manuali scolastici e la cronaca giornalistica, si è dedicato alla cura dei nipoti, considerandosi in tutto e per tutto un nonno a tempo pieno. Nei ritagli di tempo ha trovato modo
di misurarsi con la scrittura letteraria, ideando un romanzo storico, che vuole essere un inno d’amore a quella che è stata la sua città adottiva, luogo in cui ha trovato radici e coltivato affetti.
Ama le cose belle, la bella scrittura, la natura, l’ironia e nutre nostalgia per i magici anni ’60. È al suo primo (e forse unico) libro
Martedì 15 ottobre, ore 22,00 la cantautrice neozelandese Tiny Ruins sarà ospite di Tracce nella fantastica location del Castello Frangipane per presentare dal vivo l’ultimo meraviglioso album “Olympic Girls”
COMANECI
Fin troppo facile parlare di disco della maturità, a 15 anni dall’esordio (i Comaneci nascono nel 2005 a Ravenna fondati da Francesca Amati, alla quale dal 2009 si affanca Volcano, Glauco Salvo con chitarra e banjo). Il nuovo album dei Comaneci “Rob a Bank”, che il gruppo presenterà in questo tour, è senza dubbio il più complesso, completo, della loro carriera, il più riuscito nel portare avanti questa strana commistione tra melodia, canzone folk e attitudine sperimentale. Una sorta disumma dell’arte musicale dei Comaneci, arte che prende ispirazione in primis dall’America (delizioso il banjo in “Lovers”) e in particolare da un blues primitivo aggiornato al presente, con l’ausilio anche di un’elettronica povera che è spesso il valore aggiunto di molti brani. Un viaggio sonoro che parte dai Califone e arriva fn quasi a Bristol. Un disco fuori dal tempo eppure così contemporaneo. https://bit.ly/2lSYuo2
STEFANO PILIA
Chitarrista e compositore elettroacustico nato a Genova. Porta avanti una ricerca sempre tesa all’esperienza sonora come possibilità di indagine filosofica e creativa. E’ tra i fondatori del gruppo 3/4HadBeenEliminated, suona, collabora e compone in duo con Massimo Pupillo, con ZU, con il quartetto psichedelico In Zaire, con David Grubbs e Andrea Belfi nel BGP trio , nel “Sogno del Marinaio” con il leggendario Mike Watt al basso e Paolo Mongardi alla batteria, con ZU93 progetto speciale di ZU con David Tibet, e con la chitarrista Alessandra Novaga.
Dal 2008 al 2016 è stato parte dei Massimo Volume, dal 2012 chitarrista della stella del Mali Rokia Traoré e dal 2015 parte degli Afterhours. Ha lavorato per la realizzazione del suono per produzioni teatrali, reading, film, installazioni e video arte e
collaborato con artisti e musicisti come Katia e Marielle Labeque, John Parish, Phill Niblock, Oren Ambarchi, Marina Rosenfeld, Valerio Tricoli, Z’ev, Black Forest Black Sea, Rhys Chatam, Starfuckers, David Maranha, Damo Suzuki, Manuel Mota, Giuseppe Ielasi, Julia Kent e molti altri. Ha pubblicato oltre 40 lavori discografici con numerose etichette italiane ed estere. https://bit.ly/2kl9qua
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